Sunday, September 11, 2011

E' mai capitato a nessuno di scoppiare a piangere, così, di punto in bianco, senza apparentemente sapere perchè? Domanda retorica, dato che ben poche persone, anzi, una sola, passano ormai di qui. Beh, a me da un pezzo a questa parte capita spesso. Ma non sono pazza, c'è sempre una ragione profonda dietro le cose, persino quelle più semplici. Così non si piange mai per niente. Molte persone considerate folli sono soltanto, e molto più semplicemente, incomprese. Sono capaci di cogliere lati che altri non colgono o non vogliono farlo perchè vivere nell'illusione è più facile che vivere nella realtà. Io non piango per niente, ma piango per molto. Si piange per tutto ciò che gira storto intorno a noi, per momenti che non verranno più nè mai sono venuti, per le cose che non si possono avere, per il tempo che manca per fare tutto quel che si vorrebbe. Si piange per la solitudine, i rimpianti, le cose non fatte e non dette e quelle che potremmo ancora dire ma non ne abbiamo il coraggio, per le rinunce, quelle rinunce alle cose importanti, per aver smesso di sognare in nome della razionalità e del quotidiano susseguirsi di giorni sempre uguali e noiosi. Si piange per la gioia e la serenità a cui costantemente aneliamo, per l'amore vero dei libri e dei films mai incontrato, si piange, si piange, si piange. Si piangono le lacrime, i sorrisi, i ricordi, si piange la vita che sgorga via dai nostri occhi come un torrente in tempesta. La tempesta della nostra anima.



Una volta, me lo ricordo come se fosse ora, mi dicesti " se c'è qualcosa che vuoi fare, un posto dove andare, basta un trillo, mi dici andiamo e io vengo". Oggi penso come sarebbe bello se tu potessi mantenere ancora quella promessa. Stasera sarò lì per te, anche se ci sarà solo il tuo basso su quel palco, spero che tu sarai in mezzo a noi. Ti voglio bene e mi manchi, tanto.

Thursday, September 01, 2011

“Kate aveva 25 anni. Conduceva una vita abbastanza tranquilla e soddisfacente, molte persone l’avrebbero invidiata per la sua carriera, per la sua casa da sogno, per la semplicità con cui affrontava la vita, ma non solo, molte delle sue amiche ritenevano fosse fortunata perchè aveva una persona accanto che tutti reputavano sensibile e affabile. Si, è vero, i suoi studi l’avevano fin da sempre appassionata, aveva raggiunto brillanti risultati professionali, conosceva molte persone, ma nessuna di loro poteva definirsi veramente amica, eccetto due o tre persone, di cui una tuttavia si sarebbe sposata di lì a poco e sarebbe andata a vivere in un’altra città con suo marito. Una volta aveva un amico, lo definiva il suo migliore amico. Un brutto giorno era stato coinvolto in un incidente fatale e per lei era stato un duro colpo ammettere a sé stessa che non lo avrebbe più rivisto. Non erano mai mancati i litigi tra di loro, ma lui la capiva, sapeva sempre cosa dire, aveva la frase giusta al momento giusto. Spesso si trovava a piangere, di punto in bianco, da sola, ripensando alle innumerevoli chiacchierate e ai momenti che insieme avevano trascorso e aveva nostalgia di tutte quelle cose, ma soprattutto le mancavano i suoi consigli nei momenti difficili. Così aveva finito per chiudersi in sé stessa, reprimendo ogni volta tutto quanto in lei la faceva soffrire. Talvolta quando non doveva lavorare amava mettersi seduta sul divano o chiudersi nel suo studio a leggere i romanzi rosa del suo autore preferito, quanti ne aveva letti fino ad allora? 8, 9, 10? Non se lo ricordava più, ma che importanza poteva avere, lei era felice così. Non erano romanzi profondi, ok, ma lei ci ritrovava dentro tutto quel che le bastava a farla sorridere. Le descrizioni delle emozioni rappresentavano perfettamente il tipo di vita che avrebbe voluto condurre, le sensazioni che avrebbe voluto con tutta se stessa provare e a cui, benché fosse fidanzata con il suo compagno da ben oltre 3 anni, non aveva mai smesso di anelare con un certo zelo. Benchè fosse altamente soddisfatta della sua vita, sentiva che c’era qualcosa che le mancava. C’era qualcosa di inspiegabilmente deludente in tutto quanto le girava in torno. Così un bel giorno si era seduta sul letto, mentre Nate si preparava ad andare al lavoro, e con gli occhi pieni di compassione gli aveva detto quel che aveva dentro da tanto tempo.- Nate – gli aveva detto – vorrei che la nostra relazione potesse essere romantica come quella dei romanzi. – Lui l’aveva guardata, come se quello che gli aveva appena detto fosse una comunissima cosa, e senza mezzi termini e senza preoccuparsi di quale sarebbe potuta essere la sua reazione le aveva detto – Kate, pochissime persone, al mondo, vivono storie come quelle dei romanzi – poi l’aveva baciata sulla guancia e voltandosi senza dire altro se n’era andato al lavoro, lasciandola seduta sul letto a riflettere su quelle parole. Che cosa significava, si era chiesta, che doveva quindi rinunciare alla felicità? Ad una vita piena di gioia e di passione? Quelle ultime frasi le aveva colte come se lui intendesse dire che bisognava sapersi accontentare. Ma lei non voleva semplicemente accontentarsi, lei voleva il massimo dalla vita, come era sempre stata abituata ad ottenere, ma tra tutte le cose riteneva che l’amore non fosse una questione così banale, non era come scegliere un vestito e accontentarsi di quello che costava meno, no, l’amore era qualcosa di più, qualcosa per cui lottare, qualcosa da condividere insieme e che alimentasse un fuoco che avrebbe dovuto ardere imperterrito per tutta la vita. Proprio come quello descritto nei suoi romanzi. E lei non voleva rinunciarci.”


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Iris

Shakira
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