E’ un periodo , ma credo che alla fine duri da sempre, in cui non posso dire se sia felice o meno. Se vado avanti senza mai voltarmi a pensare al passato allora posso dire d’essere felice. Ma se mi fermo a pensare anche solo un istante a tutto ciò che è stato, a tutti i problemi che non provengono da me ma che comunque mi concernono ormai, mi sembra che quel che sto vivendo sia ingiusto con me e con le persone che mi sono più care. Se penso a come è iniziato posso dire che allora è iniziato male. E mi chiedo, le cose che iniziano male possono avere una fine migliore? E resto perciò nel dubbio, sospesa, così, a mezz’aria, senza riuscire ad andare né avanti né indietro. Chiaramente è più facile rimanere fermi piuttosto che muoversi in certe circostanze. Ma anche se tu stai ferma e non ti muovi, il mondo intorno a te continua a farlo e più aspetti a deciderti e più ciò diventa difficile ogni giorno che passa.. Sono felice nei momenti felici, triste nei momenti tristi e in quelli apatici. Ora bisognerebbe vedersi dall’esterno e capire, ponendo tutto su di una bilancia, se quei momenti felici valgono molto di più, e quindi compensino, tutti gli altri in cui, posso ben dirlo, non sono me. Non sono me stessa e mi sembra si aver smarrito la strada. Sono io sono nei momenti belli, ma poi di me, cosa resta, in quelli bui?Un ombra e niente più. Son quei momenti in cui avrei bisogno di parlare con qualcuno come me, qualcuno che senza riserve mi dicesse cosa fare, non contemplando solo i miei interessi, ma poi so che non lo rispetterei perché in seguito ai momenti brutti vengono quelli belli che non si sa grazie a quale dannata forza sembrano cancellare magicamente tutto il resto. Così mi scordo delle cose che non mi vanno giù, fino a quando non risuccedono di nuovo e così via. Il fatto è che non sono abbastanza coraggiosa. Non forte, quella è un’altra cosa, ma “ coraggiosa” per fare determinate scelte che dentro di me so che sono quelle giuste. Giuste per tutti e poi, credo, anche per me. Così io me ne sto qui, ad aspettare che le cose migliorino da sé, che i momenti belli siano arrivino in prevalenza e copiosi, forse mi ci illudo, sbagliando, perché la vita non dovrebbe essere un’attesa ma una partecipazione. Tuttavia il mio grosso ed insormontabile problema è che non sono pronta. Non mi sento abbastanza pronta per affrontare una cosa che è più grande di me, anche se c’è una parte di me che lo vorrebbe, perché so che sarei sola, che dovrei affrontare tutto questo da me. Persino se vincessi al superenalotto, certe cose rimarrebbero. E non per la semplice frase che i soldi non sono tutto, o che non comprano la felicità. I soldi non saranno tutto, ma quasi, è vero che non comprano la felicità, ma sicuramente concorrono ad aggiudicarsene una bella fetta, se tu c’hai di molti soldi tu ti curi persino meglio di sta peggio. E poi puoi fare un po’ di differenza per le persone che ami e anche per chi non conosci. Almeno io, la vedo così. Poi, è ovvio, si vive uguale anche senza, ma peggio. Una vincita risolverebbe tante cose, ma inutili e banali, anzi, ridotta all’osso, non risolverebbe proprio nulla, migliorerebbe e basta, finchè uno ha una casa e una famiglia che gli vuole bene, ma non sarebbe sufficiente a cancellare determinati tasselli del mio passato, perché quelli rimarrebbero sempre lì e so che continueranno a starsene lì per sempre. Mi sembra d’aver deluso le persone che credevano in me, e che non si meritavano affatto questa delusione da parte mia, e che continuano a farlo, che continuano a sperare che io apra forse gli occhi e mi decida ad andare avanti, cosa che vorrei tanto poter fare ma che non trovo il modo di fare. E così le continuo a deludere e a deludere e a deludere all’infinito ogni giorno e questo mi uccide. Mi uccide l’essere a metà tra la mia presunta felicità attuale e quella di quelle persone la cui felicità vale per me quanto la mia. Per questo non è facile decidersi. Io sono abitata ad essere realista, avevo giurato a me stessa che non mi sarei più fatta certe illusioni ed invece ho finito per fare esattamente quel che non dovevo. Tutto perché non so capire quanto la felicità che provo, perché spesso la provo davvero, possa dirsi autentica e soprattutto quanto essa valga paragonata alle cose a cui sto rinunciando, e non solo io, ma anche le due persone a me più care al mondo. Mi sembra sempre d’essere io a fare tanto, a dare tanto, ma di non ricevere sempre le stesse cose in cambio. Come se qualcuno non si rendesse conto di chi sono, di cosa ha da offrire, come se fossi” una delle tante” per cui certe cose sono dovute eccetera eccetera. Nulla di speciale, insomma. Apprezzata per le mie qualità, si, ma non abbastanza. Ora, chiedere d’essere amata, rispettata, compresa, è forse chiedere troppo dalla vita? Per me le cose più fastidiose, più amare, sono quelle d’ogni giorno, le piccolezze. Ho sempre pensato che “amare” volesse dire “ cercare di rendere felice, di soddisfare in tutti i modi una persona, di starle vicino e cose così” , ora questo a volte succede, a volte no, e io in quei momenti mi sento dannatamente sola e non vorrei esserlo. C’è come una voce dentro di me che mi conforta, e so chi è e menomale c’è, che mi sostiene e cerca di non farmi cadere. Io cerco di appoggiarmi a quella voce ma poi ho paura che se mi appoggio troppo finirò col cadere. Questa voce mi sussurra sempre di non abbattermi, di cercare dentro di me la forza per accettare la verità, in modo da poter andare avanti da sola, ma il punto è che non ci riesco perché ho paura. Ho paura di abbandonare la strada vecchia per quella nuova e mi sento così ipocrita e odio sentirmi così. Mi viene anche da dire “ e se getto tutto al vento, tutto quel che ho fatto fin ora, per cosa l’ho fatto, per cosa ho combattuto?”. Mi sento idiota. Ora, sembrerà narcisistico ed egoista, ma io so di aver ragione e che se c’era qualcosa che potevo fare per migliorarmi io l’ho sempre fatto e in me, ora come ora, non c’è nessuna parte del mio carattere che cambierei, perché vorrei essere apprezzata per come sono e sentirmi speciale, perché lo sono e perché ognuno a modo suo lo è. Ma se rinuncio a tutto questo, che in gran parte mi rende felice, pur con le sue ombre del passato che non si possono ormai più cancellare, per chi sorriderò di nuovo e quando? Per chi cercherò d’essere un po’ più carina il sabato sera, per chi mi vestirò meglio, per chi avrò il piacere di fare un regalo o di fare una cosa carina che so che gli sarebbe piaciuta, e ancora e ancora.. in pratica, per chi sarò felice di fare tutto questo, se è vero come dicono che la vera felicità consiste nel dare e non nel ricevere?
2 Comments:
Mi dispiace che tu stia provando questo :(
Io ti vorrei aiutare se è possibile e per questo magari sentiamoci per email. Prossimamente ci vediamo...te lo prometto!
Un forte abbraccio, anche se non ci vediamo sappi che io ci sono!
grazie, si trovano poche persone come te. mi farebbe davvero piacere parlare un po' perchè è un momentuccio.. un bacio
giulia
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